Condominio noioso

L’Europa risucchiata dal suo passato

La lettera del presidente del Consiglio pubblicata da “La Repubblica” dell’11 settembre, conferma i propositi del governo italiano in merito agli aiuti ai profughi ed ai rifugiati, e coglie nelle linee essenziali il problema europeo per quello che è, ovvero che dalla capacità di dare un aiuto alla massa dei migranti, si gioca il destino unitario del nostro continente. Il premier comprende perfettamente che l’Unione non si spaccherà sulla moneta, ma semmai sulle politiche di accoglienza. Renzi ha pienamente ragione a proposito della necessità di maggior visione nella politica estera. La comunità internazionale, e l'Europa, scrive il premier, “hanno sottovalutato il peso delle proprie iniziative in Libia e Siria”. In Siria, badate bene, non in Iraq. In Iraq la guerra di Bush non produsse particolare esodo di profughi, per la semplice ragione che la maggioranza sciita del popolo iracheno vide un’occasione dalla caduta di Saddam. La popolazione siriana invece non si sente di parteggiare per il regime di Assad ma non accetta l’idea, cresciuta in valori di laicità dello Stato, di sottomettersi al califfato. In Libia, invece, la destabilizzazione di Gheddafi ha aperto semplicemente le porte al disastro. Ci permettiamo di fare presente al premier che se si tratta di costruire un futuro in quei territori, la comunità internazionale dovrà porsi, non solo il problema dell’accoglienza, ma anche quello di un intervento diretto. Renzi scrive anche che “non basta cacciare un dittatore o bombardare un nemico se poi non si vince la sfida educativa, culturale, economica, in quei paesi; e dunque la sfida politica”. Ha ragione, ma questo significa essere presenti sul campo di battaglia con tutte le conseguenze che questo comporta. Non crediamo che sarà una cosa da niente dopo che abbiamo contestato per anni la logica interventista dell’America e oggi abbiamo alla Casa Bianca un presidente che i marines preferisce ritirarli che inviarli. Altrettanto difficile sarà superare la logica dell'egoismo nazionale. Ungheria, Danimarca, e presto vedremo altri paesi, hanno un’impostazione storica di rifiuto della diversità e la chiusura in loro appare una ragione di vita. Scelte e miopi e dannose caratterizzano l’intera storia europea del secolo scorso fino alla seconda guerra mondiale e anche l’Italia ha le sue pesanti responsabilità. Tutti hanno preferito far finta di niente, lasciando che tutti i torti ricadessero sulla Germania nazista. Eppure prima che Hitler prendesse il potere, il fascismo europeo aveva un capo che si chiamava Benito Mussolini e prima di Mussolini, a Budapest, il futuro premier Gyula Gömbös si dichiarava “nazional socialista” ed era il 1919. Andando indietro nel tempo, potremmo parlare anche del caso Dreyfus in Francia, della Spagna falangista, dell’autoritarismo militare polacco, dei pogrom ucraini e quant’altro è avvenuto fra Bulgaria, Romania, Croazia. Renzi ha il timore che l’Europa possa diventare “un noioso condominio di regole astratte e sterili” e questo sarebbe ben triste. Il nostro timore, che l’Europa venga risucchiata dal suo passato, è molto peggio.

Roma, 11 settembre 2015